Matteo Renzi riflette sulla morte di Papa Francesco in un’intervista ad Avvenire. Ecco tutti i dettagli e le parole.
La morte di un Pontefice rappresenta sempre un momento di grande cambiamento per la Chiesa e per il mondo. È un passaggio che porta dolore, ma anche rinnovamento, specialmente quando si tratta di una figura così significativa come Papa Francesco. Tra chi ha vissuto intensamente questo periodo c’è Matteo Renzi, che ha espresso tutta la sua emozione: «Un guazzabuglio di emozioni. Ormai ho 50 anni e per la terza volta assisto, insieme a tutti gli altri fedeli, al mistero della Chiesa che rinnova la successione di Pietro».

Un momento di passaggio per la Chiesa e per il mondo
Per Renzi, ogni transizione ha avuto un valore diverso: da giovane “Papa-boy” affezionato a Giovanni Paolo II, passando per la storica rinuncia di Benedetto XVI, fino a questo lutto personale e collettivo per Francesco, il primo Papa che ha conosciuto personalmente e che ha benedetto più volte la sua famiglia. «Stiamo veramente vivendo la Pasqua come passaggio. È doloroso, ma è anche bellissimo perché non riesco a immaginare papa Francesco se non nell’atto di sorridere», racconta.
Sul piano storico, Renzi invita alla prudenza: «La storia non ha i tempi della cronaca. Verrà il tempo per giudicare i frutti della missione di un uomo che è stato il primo papa gesuita, il primo papa sudamericano, il primo papa che si è voluto chiamare come il santo di Assisi».
La sfida della pace e il ruolo della Chiesa
Alla domanda su quale tipo di Pontefice serva oggi, Renzi è chiaro: «Lo Spirito soffia dove vuole. E soprattutto i politici devono stare ben lontani da ogni valutazione. Chiunque sarà, avrà un compito delicato». Un invito all’umiltà e alla preghiera, in un momento storico complesso in cui la barca di Pietro è chiamata a navigare mari agitati.
In un mondo segnato da conflitti, il richiamo alla pace di Papa Francesco è più urgente che mai. Renzi sottolinea: «Per Francesco il primo compito della politica era la pace» e riconosce il lavoro discreto ma fondamentale svolto dalla diplomazia vaticana: «Ho apprezzato che il Vaticano abbia lavorato in silenzio per agevolare l’incontro, anche concedendo la Basilica come luogo di dialogo».
Matteo Renzi conclude che oggi, per ottenere una pace giusta, è fondamentale riscoprire lo spirito di Francesco: la forza di un sorriso, l’ironia, l’umiltà, la fiducia nel dialogo. «Spero che anche grazie alla saggezza della Madre Chiesa e allo spirito di Francesco qualcosa cambi e si arrivi a una pace giusta per Kiev, per la Terra Santa, per il Sudan e per tutti i teatri di guerra del mondo». Così nella sua intervista ad Avvenire.